MONTAGNA E SESSO A CULO NUDO – parte tre – Merano (BZ) - Belluno Trasgressiva

MONTAGNA E SESSO A CULO NUDO – parte tre – Merano (BZ) - Belluno Trasgressiva

Era la seconda volta che facevo sesso a culo nudo in montagna e non avevo nessuna intenzione di ammalarmi, perciò stavolta ho guidato io, con un ritmo più veloce e aggressivo, tanti gemiti e tante frasi imploranti tipo: ”Aaaah! Piano... avevi proprio ragione, non ho mai sentito il tuo cazzo così duro... - Ahiaa! Per favore, fa' piano, ce l'hai troppo grosso... – Ahiaaa! Mi stai sfondando...” per farlo venire il più in fretta possibile. Non c'è niente di meglio per eccitare di più i vecchietti. E infatti, gasato come un mandrillo, ha eiaculato abbastanza presto con mia somma soddisfazione. Per fortuna erano già le 9,40, mancava poco all'appuntamento e dovevamo rientrare in hotel per prepararci. Doccina super veloce, sexy body di flanella per me, giacca e cravatta per lui. Pensavo di stare tranquilla fino a sera e concedere un meritato riposo anche alla mia fica, invece il vecchiardo si è avvicinato e mi ha fatto dei complimenti un po' strani per il suo carattere. - Forse non te l'ho mai detto, Jenny, ma sei la più bella di tutte le putt... le accompagnatrici che conosco. E anche la più brava. Riusciresti a far drizzare anche un morto! Sai, vorrei chiederti un favore per aiutarmi: dovresti essere carina, ma mooolto carina con **** ***, Alla faccia del cazzo! dovevo scoparmi anche il capo dei cinesi! - Ma certo, tesoro... sarà un piacere - Va bene, va bene... però fallo schiattare di sesso ... Siamo scesi e, insieme al socio misterioso e alla gallina padovana, abbiamo raggiunto l'hotel alle 10,55 in punto. I cinesi non sopportano i ritardatari. Dopo un po' di convenevoli e un'ora di trattative segrete in una sala riservata, mentre io e l'altra ci giravamo i pollici in un'altra stanza, con la scusa di prendere un po' d'aria, l'avvocato e il suo compare avevano portato tutta la combriccola (compresa la collega veneta) a visitare il meraviglioso centro storico . Per puro caso, io avevo mal di testa e il capo dei cinesi aveva insistito per non lasciarmi da sola. Era un ometto insignificante di un metro e 60, con grandi occhiali e capelli neri come la pece. Poteva avere dai 30 ai 60 anni, non saprei, i cinesi non hanno età. Ho sorseggiato lentamente un bicchiere d'acqua calda e ingoiato una compressa di tachipirina, cercando di non sembrare interessata al suo sguardo. Lo sentivo sbavare, guardarmi e misurarmi dalla testa ai piedi. Ho cambiato la mia posizione accavallando le gambe e facendogli vedere le cosce di cui vado orgogliosa. Lui deve averlo preso come un segnale di consenso, perchè mi ha accarezzato i capelli e mi ha baciato sulla bocca. Come da accordi con l'avvocato, io l'ho lasciato fare. Sentivo la sua lingua calda ravanare con la mia e la sua mano dietro il mio collo che premeva le mie labbra sulle sue lfin quasi a sfondarmi le gengive. L'altra mano arrivò presto alle tette abbondanti e sode, mentre i suoi occhi spalancati sembravano voler bucare gli occhiali. Pensavo: “Ti piacciono eh? In Cina te le sogni due tette così!” CONTINUA

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