• Pubblicata il
  • Autore: Matteo
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Allo stadio - Belluno Trasgressiva

Con Monica c'eravamo lasciati due giorni prima del fatto che sto per raccontare.

Siamo stati amici da sempre. Ma, nell'amicizia tra uomo e donna, bisogna crederci. E,
per me, non è possibile che ci sia tale rapporto. Dietro, si cela sempre un interesse.
Due giorni prima, dunque, c'eravamo salutati, uscendo dal bar dove avevamo preso un caffè, con io che le avevo baciato il collo. Lei, aveva serrato la sua mano nella mia dicendomi quanto fosse meglio rimandare. In quell'incontro le avevo rivelato tutto il mio interesse. Lei, timidamente, aveva gradito -nemmeno poco, per dir la verità-.
Avendo in comune l'interesse del volley, due giorni dopo, la invitai ad andare a vedere una partita maschile: categoria B1.
Passai a prenderla a casa. Appena salita in macchina mi resi subito conto del suo abbigliamento: camicetta bianca, gonna tre dita sopra il ginocchio, calze a rete, tacchi 12. Niente male, pensai. Anzi, diciamo la verità: il mio uccello, dopo i primi due/tre minuti, aveva già dato ottimi segni di vita. Nel tragitto, colsi l'occasione, su una battuta, di prenderle la mano. E lì rimanemmo. Si aggiunsero gli sguardi, e che, sguardi. Ci mangiammo con gli occhi, in silenzio. Sentii crescere l'attrazione. Tant'è che mi pentii della scelta della partita. Avrei preferito andare subito alla zona industriale. Invece no. Azzardai con tanto di filosofia esistenzialista del tipo:" il piacere dell'attesa è il vero piacere". E, questo, dopo averlo pensato tra me e me, lo dissi a lei. Il tentativo di preambolo erotico fu gradito. Lei mi fiondò gli occhi nei miei, rispondendo:"giusto".
Ma, alla fine, si sa come vanno le cose per noi maschietti:"il cervello tira da una parte, l'uccello dall'altra.
ci piazzammo in fila, al botteghino dove pagare l'ingresso. Fila non male, quel giorno. Galantemente le chiesi di precedermi nella fila. Lei davanti, io dietro. L'uccello nei pantaloni scoppiava. Mi avvicinai sempre di più, intenzionato a farglielo sentire. Le misi mani ai fianchi.Lei si voltò. I suoi occhi erano maliziosi, sulle labbra un accenno di risatina come si deve. Per tutta la durata della fila aumentai lo struscio sul culo. Lei, dapprima immobile, col passare dei minuti, iniziò a strusciare il culo al mio uccello. Non vi dico. Un topo in gabbia. Un patimento. Davanti a noi, si e no, due ore di partita, minimo. Cazzo!
Ci sedemmo sugli spalti come se nulla fosse avvenuto. Nessuno dei due disse niente. Ma, l'embolo ormonale, dopo mezz'ora ripartì per la sua strada; alla carica raggiunse il cervello, e il sangue affluì tutto al solito posto. Solo al pensiero della fila di qualche minuto prima.
Ero eccitato da morire. Cappotti sulle ginocchia. Ultima fila in alto. Il momento era arrivato. La mia mano prese la direzione delle sue cosce. Il capotto copriva il tutto il tutto. Inizialmente esitai. Lei si ritrasse indietro, sulla poltroncina, mani puntate ai braccioli della stessa. Agguantai la gonna con presa decisa iniziandola a tirar su. Con la mano sulle mutande già sentivo un certo calore. Lei iniziò a fermarmi, decisa. Ma sguardo e sorriso dicevano altro. Spostai le mutande. Lei s'avvicinò al mio orecchio:" sono bagnata da morie" -disse, con un filo di voce-. Era vero. Iniziai a strusciarla sopra, e dentro; con un dito, poi due. Il piacere stava per esplodere. la sua espressione non mentiva. Smaniosa sulla seggiola, iniziò ad ansimare a bassa voce.
Mi guardò, implorandomi d'uscire. Sorrisi compiacente. La presi per mano, e uscimmo.
la macchina era parcheggiata "lontana" dal palazzetto. Giunti allo sportello, lei si girò. Occhiata fugace, slacciò i pantaloni, e iniziò a prendermelo in bocca. Brava, ci sapeva fare. Lingua sulla cappella. Cambiava ritmo alla velocità del pompino, risalendo lentamente. Le sue labbra erano calde. Iniziò a leccarmelo lungo l'asta arrivando alle palle. Si alzò di scatto:"leccamela" -disse, raccogliendosi i capelli-. La mia lingua iniziò a perlustrare la sua passera, bagnatissima e profumata. Mi spingeva la testa a se, continuando a ripetere:" si, così... dai". Poi, eccitata da morire, mi fece alzare; si girò, raccogliendo del tutto la gonna ai fianchi. Si mise a 90, divaricò le gambe. Ero fuori di testa, io; arrapato come mai. Lei, s'infilò un dito in bocca e guardandomi iniziò a masturbarsi a pecorina chiedendomi se mi piaceva. Avevo il cazzo in esplosione. Le spostai le mutandine e la penetrai. Lo feci, dapprima piano, poi sempre più forte finché al suo:" sbattimi", non ci vidi più. Iniziai a sbatterla fin quasi a sfondarla. I suoi gemiti di piacere rischiavano di farsi sentire. Le misi una mano alla bocca. Lei iniziò a leccare la mano."Il culo, ti prego nel culo -esclamò vogliosa. Le sputai sul culo, infilandoci prima il dito. Poi, abboccai il mio uccello al buco del culo. Un po di dolore iniziale, misto al piacere. La sbattevo da dietro come mai, mentre lei urlava:" scopami,scopami. Di li a poco, venne, con gemiti allucinati. Tremava da morire.
Sul più bello, mi riprese l'uccello in bocca facendosi sborrare in gola da gran maiala.
nemmeno una goccia si sperse in terra. Si passò la mano sulle labbra, mi guardò negli occhi:"finiamo di vedere la partita, dopo, poi, vedremo". Risi da morire.

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